17 marzo 2011

ILLUSTRAZIONE e DISEGNI

L’ALTRA META’ DELL’UNITA’ - Un viaggio nel paese reale che costruì L'Unità D'Italia. Un omaggio alle energie femminili nascoste dalla storiografia.
a cura di
Cluster Società Cooperativa
A Cosenza per tutto il mese di Aprile.
Sono presenti nel libro anche le amiche Erica Preli ed Allegra Corbo.





Non che mi interessasse espressamente celebrare l'unita d'Italia (anche se con gli ultimi eventi (anti)costituzionali che Berlusconi e il suo governo sta mettendo in scena forse prendersi un minuto in questa giornata per riflettere sul livello di civiltà della nostra società penso sia necessario)
nè tantomeno le donne come donne.
Ma la prospettiva in cui è stata impostato il libro mi ha poi convinto.
I personaggi non sono ideologicamente schierati nella lotta per l'unità d'Italia fine a se stessa, ma sono trasversali perchè incarnano gli ideali illuministi legati al valore della persona, uomo o donna che sia e dei diritti di questa nei confronti delle regole della società in cui vive.
Il mio personagio ha vissuto una vita veramente dignitosa e per questo mi son appassionata a rappresentare Enrichetta. La sua storia è molto bella leggetela:

Enrichetta Fiorino Caracciolo


In quell'epoca un articolo del codice civile dava il permesso ai genitori di rinchiudere le figlie in istituti religiosi, a qualsiasi età. Alla morte del padre fu affidata alla tutela della madre, che decidendo di risposarsi, iniziò le pratiche per introdurre Enrichetta nel monastero di San Gregorio Armeno di Napoli; un parente la avvertì di quanto si stava tramando alle sue spalle (la madre le aveva promesso che l'avrebbe condotta nella nuova dimora) ma di fronte alla minaccia di essere trasferita con la forza in un monastero a Reggio dovette capitolare ed accettare l'ingresso in quello napoletano. Nel 1846 presentò a Pio IX la prima di una serie di istanze volte ad ottenere lo scioglimento dai voti, ma l'arcivescovo di Napoli si accanì contro di lei, negandole il nulla osta addirittura contro il parere del pontefice.

Comprava senza nascondersi i giornali dell'opposizione, che leggeva ad alta voce in convento. Intese profittare della libertà di stampa concessa per denunciare la condizione di tante donne costrette allo stato monastico. Finalmente le fu concesso di trasferirsi in un conservatorio, anche se con a casa della madre, con la quale si era riappacificata, come invece aveva chiesto Enrichetta.

Nel Conservatorio di Costantinopoli venne duramente colpita in quella che era la sua passione: la lettura: le furono sequestrati libri e per un puro caso, durante una perquisizione subita nel 1849, non trovarono un fascio di carte rivoluzionarie cifrate, un pugnale e una pistola che le erano state affidate da un cognato cospiratore.

L'arcivescovo di Napoli continuava a perseguitarla e inviò a Pio IX delle lettere che era riuscito a sequestrare al fine di farle negare la libertà; solo con la complicità della madre riesce a lasciare il conservatorio, ma saputo che era stato emanato nei suoi confronti un ordine di arresto, scappa a Capua dove ottiene la protezione di due sacerdoti, non sufficiente a evitarle l'arresto, organizzato dall'indomito Arcivescovo di Napoli. Cercò di suicidarsi, non ci riuscì e dovette superare un anno di isolamento. Muore la madre ed Enrichetta medita ma non prova una nuova fuga e tenta ancora la via diplomatica. Entrata ormai nelle reti cospirative va clandestinamente a Napoli, dove cambia diciotto abitazioni in sei anni e trentadue donne di servizio. Elaborò un sistema di controspionaggio per depistare i poliziotti in borghese messi alle sue costole.

Garibaldi entra a Napoli e Enrichetta riconquista la libertà. Pubblica le sue memorie; il libro viene ripubblicato in francese, inglese, spagnolo, tedesco, greco, ungherese e apprezzato da Manzoni. Nel 1866 pubblicò “Un delitto impunito”, storia dell'assassinio di un educanda da parte di un sacerdote respinto dalla fanciulla. Fu corrispondente di giornali politici, entrò a far parte di numerose associazioni e il suo impegno maggiore fu nella Loggia Massonica Il Vessillo della Carità ed Annita.

Nel 1866 pubblicò un Proclama alla Donna Italiana in cui esortava le donne a sostenere la causa nazionale.

Nel 1867 fece parte del Comitato femminile napoletano di sostegno al disegno di legge di Salvatore Morelli per i diritti femminili. Nel 1869 prese parte all'anticoncilio del “libero pensiero” organizzato durante lo svolgimento del Concilio Vaticano.

Non ebbe nessun riconoscimento ufficiale, Garibaldi non fece in tempo a firmare il decreto con cui intendeva nominarla ispettrice degli educandi di Napoli. La dimenticarono e a settant'anni viveva vedova, modesta e solitaria, dimenticata da tutti.